La giornata del 18-12-2016 - Il ritorno di Oscar a Caserta
Non si vedeva tanta passione al Palamaggiò da un bel po'. Alle ore 10, quando sono stati aperti i varchi della Reggia del basket, già oltre duemila persone erano pronte. Col passare dei minuti, l'adrenalina cresceva raggiungendo livelli di guardia. Nel frattempo nella Curva Ancilotto iniziavano i preparativi per la coreografia e già campeggiava uno striscione 'Oscar mitraglia, il grido di battaglia', ovvero il coro storico che ha accompagnato Mao Santa nei suoi anni in bianconero. Alle ore 11.06 un bambino entra in campo, è Fernando il cugino di Cristina, figlia del figlioccio di Oscar. Poi luci e via con Oscar: "Da oggi sarò casertano davvero. Provo un'emozione incredibile, quando entro nel campo tutto sparisce. Vedo ognuno di voi qui con me. Vorrei tanto fare canestro e sentire 'O surdat nnamurat'. Le emozioni dello sport sono imbattibili, sono emozioni che senti dentro. Ogni volta volevo fare di più per Caserta. Sono stato benedetto dal Signore che mi ha dato il fisico per giocare a grandi livelli e sarei rimasto tutta la vita a Caserta. Quando mi fu proposto di venire a Caserta, mi sono domandato dove fosse Caserta: ho visto che era vicino Napoli in una squadra di A2. Il mio allenatore è una persona fantastica e lui ha chiesto al grande Giovanni Maggiò di prendere quel giocatore che piange e segna. E quella persona ero io".
Silenzio ed entra anche Bosha Tanjevic, sorpresa che abbraccia Oscar come nei tempi d'oro: "Abbiamo fatto una grande cavalcata dalla serie A2 alla finale scudetto, grazie al lavoro del presidente Maggiò e di tutti. A Caserta sono stato sempre benissimo".
E poi è il turno di Gianfranco Maggiò: "E' una grande emozione stare qui con Bosha e Oscar, ho detto che Oscar è stato per noi casertani quello che Maradona è per i napoletani. Bosha è stato il mio maestro di vita dopo mio padre; grazie a Bosha abbiamo avuto Oscar. Un pensiero per mio papà va sempre fatto in questo momento".
Infine il presidente Lello Iavazzi regala la maglia numero 18 a Oscar: "Voglio ringraziare tutti e soprattutto Oscar che rappresenta la parte bella della Juvecaserta".
Oscar cittadino onorario di Caserta, il Sindaco Marino: "Personaggio straordinario e idolo della città, un onore avergli tributato questo riconoscimento".
"E' stata una giornata che tutti noi casertani non dimenticheremo. Da oggi Oscar Schmidt è cittadino casertano. Si tratta di un onore per me aver insignito di questo riconoscimento un campione unico, un idolo incontrastato di chiunque viva a Caserta, che ha fatto grande il nome della nostra città in Italia e nel mondo. Oscar è più che mai un illustre ambasciatore di Terra di Lavoro". A dichiararlo è stato il sindaco di Caserta, Carlo Marino, che stamani ha consegnato ad Oscar Schmidt la pergamena e la delibera del Consiglio Comunale con la quale è stata attribuita al grande cestista brasiliano, ex bandiera della Juvecaserta Basket, la cittadinanza onoraria casertana. Al fianco del sindaco anche il presidente dell'Assise cittadina, Michele De Florio, e i consiglieri Gianluca Iannucci, Roberto Peluso, Francesco Apperti e Roberto Desiderio.
"Oggi - ha proseguito Marino - abbiamo vissuto emozioni uniche, che hanno riguardato intere generazioni di tifosi. Per chi come me ha seguito le gesta di Oscar da giovane tifoso è stata una sensazione meravigliosa rivedere qui l'idolo di sempre, colui che ci ha aiutato a rafforzare l'orgoglio di appartenere alla città di Caserta. E' stato bello notare che, oltre al prevedibile affetto di chi ha qualche anno in più, anche i giovani hanno tributato un emozionante omaggio a questo grande campione, che ha rappresentato un modello unico dentro e fuori dal campo, abbinando alle straordinarie doti tecniche, che lo hanno reso uno dei cestisti più forti di sempre, delle qualità umane uniche, che hanno fatto di lui un esempio e un uomo di grande spessore".
Oscar senza peli sulla lingua
Ha parlato Oscar, ha parlato alla stampa nel pomeriggio alla sala clinic del Palamaggiò. Ecco il suo pensiero: Sono stati dei giorni incredibili, è stato bello avere la cittadinanza casertana e l'Hall of Fame italiano. Sono molto felice ma il vero motivo è per battezzare la nipote di Mario Basile, la figlia del mio figlioccio Andrea. Tutto questo è colpa di Felipe che ha scritto su Facebook che venivamo, questa cosa capiterà più spesso perché ho una famiglia qui ed è la famiglia Basile".
Come hai trovato Caserta?
"La città è migliorata, l'ho trovata più bella. Il Palamaggiò mi sembra migliore ed ho scoperto cose nuove. Guardando dove vivevo mi sembra più larga, adesso passandoci mi sembra più piccola. Adesso sono casertano ufficialmente con timbro e firma".
La tua venuta ha smosso il basket italiano: "Non pensavo sarebbe successo e sono contento di tutto questo. Il tempo è galantuomo, mette tutto a posto sia le belle che brutte. Da qui mi hanno mandato via, mannaggia; perché non si poteva vincere con me e non mi sento quello scudetto addosso. Io non l'ho vinto, mi hanno mandato via, sono apparso come la parte nera di questa squadra. Se c'era il presidente Maggiò col cxxxx che mi mandavano via. Io volevo tanto quello scudetto. Io sono stato silenzio col mio amico Chicao alla tomba di Maggiò non come gli altri con le telecamere. Prima di venire qui giocavo nel Sirio partivamo con 90 punti visti i tre che eravamo; se non puoi vincere con me era perché dovevi allenarti di più, la Juve ha vinto perché Nando ha messo quelle tre bombe".
Quella sera ad Indianapolis? "Ha cambiato la storia del basket, la vittoria più bella della mia vita e che ha cambiato tutto. Il Brasile era su tutti i giornali americani".
Quanto brucia quella finale di Coppa Coppe? "Il Real mi chiese di andare là, avevo il contratto firmato e dovevo stare dall'altra parte della finale. Questa volta sono solo e dico tutto quello che penso".
Come mai non hai vinto così tanto con la Juve?
"Nando e Enzo erano giovani e sbagliavano come i giovani, in quel periodo Caserta non era considerata da nessuno, ci hanno scippato tante volte. Nella mia espulsione nella finale con Milano. Le ragioni sono diverse ed è dura parlare dopo un furto. Il nome di Caserta è stato portato alle Olimpiadi grazie a me".
Cos'è Tanjevic per te? "E' un fenomeno vero. Quella frase 'prendimi quell'uomo che piange e segna' resta nella storia".