O S C A R      S C H I M D T


"PRENDIMI QUELL'UOMO CHE PIANGE E SEGNA"


Ha partecipato a 5 olimpiadi e 4 volte è stato miglior realizzatore;
Record di punti in una gara olimpica 55;
Medaglia d'oro giochi panamericani 1987: finale vinta contro gli Stati Uniti di un certo David Robinson;
Otto campionati brasiliani vinti;
Vittoria di una coppa Intercontinentale;
Vittoria di una coppa Italia;
Record punti realizzati in carriera;
Record punti realizzati in Italia;
Sette volte miglior marcatore di A1;
Due finali scudetto;
Una finale di coppa delle coppe....E non è tutto manca qualche altra finale...
Invitato ufficialmente alla gare da tre punti All Star Game NBA, pur non facendo parte di quella lega, non vi ha partecipato per non mancare nessuna gara con Caserta.
Introdotto nella Naismith Memoria Basketball Hall of Fame;
Introdotto nella Italian basketball Hall of Fame.



Non smetterò mai di ringraziare Dio per aver avuto la fortuna di godere dal vivo dell'immenso spettacolo offerto a Caserta da questo giocatore.


La giornata del 18-12-2016 - Il ritorno di Oscar a Caserta



Non si vedeva tanta passione al Palamaggiò da un bel po'. Alle ore 10, quando sono stati aperti i varchi della Reggia del basket, già oltre duemila persone erano pronte. Col passare dei minuti, l'adrenalina cresceva raggiungendo livelli di guardia. Nel frattempo nella Curva Ancilotto iniziavano i preparativi per la coreografia e già campeggiava uno striscione 'Oscar mitraglia, il grido di battaglia', ovvero il coro storico che ha accompagnato Mao Santa nei suoi anni in bianconero. Alle ore 11.06 un bambino entra in campo, è Fernando il cugino di Cristina, figlia del figlioccio di Oscar. Poi luci e via con Oscar: "Da oggi sarò casertano davvero. Provo un'emozione incredibile, quando entro nel campo tutto sparisce. Vedo ognuno di voi qui con me. Vorrei tanto fare canestro e sentire 'O surdat nnamurat'. Le emozioni dello sport sono imbattibili, sono emozioni che senti dentro. Ogni volta volevo fare di più per Caserta. Sono stato benedetto dal Signore che mi ha dato il fisico per giocare a grandi livelli e sarei rimasto tutta la vita a Caserta. Quando mi fu proposto di venire a Caserta, mi sono domandato dove fosse Caserta: ho visto che era vicino Napoli in una squadra di A2. Il mio allenatore è una persona fantastica e lui ha chiesto al grande Giovanni Maggiò di prendere quel giocatore che piange e segna. E quella persona ero io".

Silenzio ed entra anche Bosha Tanjevic, sorpresa che abbraccia Oscar come nei tempi d'oro: "Abbiamo fatto una grande cavalcata dalla serie A2 alla finale scudetto, grazie al lavoro del presidente Maggiò e di tutti. A Caserta sono stato sempre benissimo".

E poi è il turno di Gianfranco Maggiò: "E' una grande emozione stare qui con Bosha e Oscar, ho detto che Oscar è stato per noi casertani quello che Maradona è per i napoletani. Bosha è stato il mio maestro di vita dopo mio padre; grazie a Bosha abbiamo avuto Oscar. Un pensiero per mio papà va sempre fatto in questo momento".

Infine il presidente Lello Iavazzi regala la maglia numero 18 a Oscar: "Voglio ringraziare tutti e soprattutto Oscar che rappresenta la parte bella della Juvecaserta".




Oscar cittadino onorario di Caserta, il Sindaco Marino: "Personaggio straordinario e idolo della città, un onore avergli tributato questo riconoscimento".
"E' stata una giornata che tutti noi casertani non dimenticheremo. Da oggi Oscar Schmidt è cittadino casertano. Si tratta di un onore per me aver insignito di questo riconoscimento un campione unico, un idolo incontrastato di chiunque viva a Caserta, che ha fatto grande il nome della nostra città in Italia e nel mondo. Oscar è più che mai un illustre ambasciatore di Terra di Lavoro". A dichiararlo è stato il sindaco di Caserta, Carlo Marino, che stamani ha consegnato ad Oscar Schmidt la pergamena e la delibera del Consiglio Comunale con la quale è stata attribuita al grande cestista brasiliano, ex bandiera della Juvecaserta Basket, la cittadinanza onoraria casertana. Al fianco del sindaco anche il presidente dell'Assise cittadina, Michele De Florio, e i consiglieri Gianluca Iannucci, Roberto Peluso, Francesco Apperti e Roberto Desiderio.

"Oggi - ha proseguito Marino - abbiamo vissuto emozioni uniche, che hanno riguardato intere generazioni di tifosi. Per chi come me ha seguito le gesta di Oscar da giovane tifoso è stata una sensazione meravigliosa rivedere qui l'idolo di sempre, colui che ci ha aiutato a rafforzare l'orgoglio di appartenere alla città di Caserta. E' stato bello notare che, oltre al prevedibile affetto di chi ha qualche anno in più, anche i giovani hanno tributato un emozionante omaggio a questo grande campione, che ha rappresentato un modello unico dentro e fuori dal campo, abbinando alle straordinarie doti tecniche, che lo hanno reso uno dei cestisti più forti di sempre, delle qualità umane uniche, che hanno fatto di lui un esempio e un uomo di grande spessore".



Oscar senza peli sulla lingua
Ha parlato Oscar, ha parlato alla stampa nel pomeriggio alla sala clinic del Palamaggiò. Ecco il suo pensiero: Sono stati dei giorni incredibili, è stato bello avere la cittadinanza casertana e l'Hall of Fame italiano. Sono molto felice ma il vero motivo è per battezzare la nipote di Mario Basile, la figlia del mio figlioccio Andrea. Tutto questo è colpa di Felipe che ha scritto su Facebook che venivamo, questa cosa capiterà più spesso perché ho una famiglia qui ed è la famiglia Basile".

Come hai trovato Caserta?

"La città è migliorata, l'ho trovata più bella. Il Palamaggiò mi sembra migliore ed ho scoperto cose nuove. Guardando dove vivevo mi sembra più larga, adesso passandoci mi sembra più piccola. Adesso sono casertano ufficialmente con timbro e firma".

La tua venuta ha smosso il basket italiano: "Non pensavo sarebbe successo e sono contento di tutto questo. Il tempo è galantuomo, mette tutto a posto sia le belle che brutte. Da qui mi hanno mandato via, mannaggia; perché non si poteva vincere con me e non mi sento quello scudetto addosso. Io non l'ho vinto, mi hanno mandato via, sono apparso come la parte nera di questa squadra. Se c'era il presidente Maggiò col cxxxx che mi mandavano via. Io volevo tanto quello scudetto. Io sono stato silenzio col mio amico Chicao alla tomba di Maggiò non come gli altri con le telecamere. Prima di venire qui giocavo nel Sirio partivamo con 90 punti visti i tre che eravamo; se non puoi vincere con me era perché dovevi allenarti di più, la Juve ha vinto perché Nando ha messo quelle tre bombe".

Quella sera ad Indianapolis? "Ha cambiato la storia del basket, la vittoria più bella della mia vita e che ha cambiato tutto. Il Brasile era su tutti i giornali americani".

Quanto brucia quella finale di Coppa Coppe? "Il Real mi chiese di andare là, avevo il contratto firmato e dovevo stare dall'altra parte della finale. Questa volta sono solo e dico tutto quello che penso".

Come mai non hai vinto così tanto con la Juve?

"Nando e Enzo erano giovani e sbagliavano come i giovani, in quel periodo Caserta non era considerata da nessuno, ci hanno scippato tante volte. Nella mia espulsione nella finale con Milano. Le ragioni sono diverse ed è dura parlare dopo un furto. Il nome di Caserta è stato portato alle Olimpiadi grazie a me".

Cos'è Tanjevic per te? "E' un fenomeno vero. Quella frase 'prendimi quell'uomo che piange e segna' resta nella storia".

Alcuni commenti dei tifosi JuveCaserta



È stato l'orgoglio di una generazione e dello sport della nostra città.

Ha cambiato il nostro modo di intendere e fare sport...

Ha trasformato un gruppo di appassionati di basket (sconosciuti ai piu') in una grande squadra e in una grande piazza di basket dal palato fine....conosciuta da tutti.....

Sempre grati a te campione!!
Grazie Oscar!! Avrei voluto vederti un anno con Shakleford o Frank.

Le parole sincere,dirette e concrete fanno di Oscar un grande uomo, prima che un immenso giocatore di basket. Non aver vinto lo scudetto con Lui è un gran rimpianto, ma solo pensare che ha giocato 8 anni a Caserta per me è un gran Vanto.

Abbiamo avuto un culo assolutamente assurdo! Ringrazio la sorte di essere nato a caserta e aver vissuto da adolescente proprio quegli anni e di aver visto una campione di quelle dimensioni che ha rifiutato milioni di dollari per rimanere a Caserta! Incredibile!

La rabbia di Oscar è la dimostrazione di quanto abbia amato la JUVECASERTA ..più di ogni altro giocatore italiano.

Oscar ha sconfitto due volte il cancro al cervello e che paura doveva avere adesso per LIBERARSI della delusione e rabbia tenuta dentro per tutti questi anni .

Ha amato Maggiò come un figlio il padre , ha amato e ama ancora la creatura partorita IN 100 GIORNI quando dice ....quel palazzo NON CHIAMARLO VECCHIO ...!!!

Oscar ha amato Caserta e i casertani più di quello che molti immaginavano questa è la verità .

Qualcuno si cosparga il capo di cenere .

La STORIA DELLA JC sarà all'infinito legata a tre nomi : MAGGIO'-OSCAR- BOSCIA .

In questa epoca di giocatori mercenari , Oscar rimarrà ESEMPIO di attaccamento alla maglia PER SEMPRE .

Già, ci ha fatto più di un cazziatone...pur volendoci un mondo di bene per sempre, si è tolto un paio di sassolini dalla scarpa nei confronti della città di caserta! Si aspettava qualcosa in suo onore ben prima di oggi (se non avesse vinto anche contro la malattia oggi poteva essere troppo tardi). SE non avessimo avuto politici e sindaci lungimiranti come una talpa miope, probabilmente queste iniziative sarebbero dovute arrrivare almeno 15 anni fa. Ma Caserta, i suoi sindaci e suoi cittadini, si sa, simenticano molto in fretta! Questo è un risarcimento tardivo e parziale ad Oscar, per l'amore che ha avuto per noi, rifutando NBA e Real Madrid! Vallo a dire ai ragazzotti di oggi, per i quali non esistono bandiere, miti, eroi: se gli dici una cosa del genere ti diranno che sei un pazzo! Ebbene non siamo pazzi ad avere un fortuna simile...abbiamo ammirato un mito che vi racconterà di persona cosa è successo in quegli anni! Non siamo stati vittime di una allucinazione collettiva: è stata realtà. Una splendida realtà nella quale OSCAR è stato il nostro eroe! Grazie OSCAR: EROE MITO UOMO STRAORDINARIO: TI AMERO' PER SEMPRE!

Guagliù non potete capire... mi tremano ancora le gambe... scusate ma non ce la faccio manco a scrivere qualcosa. Un cosa incredibile...

C H A R L E S     S H A C K L E F O R D

All'età di 50 anni è stato trovato morto nella sua casa di Kinson in North Carolina Charles Shackleford, ex giocatore di basket con una carriera NBA, europea, e due parentesi italiane legate a Caserta, con la quale nel 1991 vinse quello che finora è l'unico scudetto della Juve. Pivot solido ma spettacolare, Shackleford ebbe il compito di sostituire nel cuore dei tifosi casertani il fantasma di Oscar, che fino al 1990 aveva vestito la maglia numero 18 della Juve. Per farlo Il giocatore di Kinston seppe inanellare una incredibile sequenza di doppie doppie (punti più rimbalzi) che, assieme alla concretezza e all'efficacia di Tellis Frank (ala pivot che completava il reparto), garantirono a Caserta una solidità sotto canestro che in Italia non aveva uguali. Capace di presidiare l'area e attaccare il canestro con aggressività, Shackleford era il giocatore che piaceva ai tifosi: non appoggiava mai la palla se poteva schiacciare e ogni volta che saliva verso il play (Nando Gentile, non uno qualsiasi) per piazzare un blocco e giocare in pick and roll, il PalaMaggiò si alzava in piedi per godersi al meglio l'incredibile elevazione del giocatore che avrebbe inchiodato la palla nel canestro avversario. Oltre questo, una assoluta ambivalenza nell'uso delle mani, un buonissimo tiro frontale dalla media distanza e la capacità di portare in giro a passo di danza i suoi 207 centimetri e 110 chili di peso. Nel 1991 quella che sembrava una scommessa giocata da Giancarlo Sarti e Franco Marcelletti è vinta: "Shack" e il "professor" Tellis Frank assieme alla pestifera coppia di bad boys italiana formata da Esposito e Gentile e a Sandro "El Grinta" Dell'Agnello, galoppano verso lo scudetto, grazie a una alchimia che si estende anche fuori dal campo e che coinvolge comprimari del calibro di Rizzo e Donadoni. Purtroppo però, se in campo Schackelford era determinante, dalla vita privata nascevano invece i suoi problemi, a causa di un carattere esuberante e dell'incapacità di considerare le conseguenze delle proprie azioni. In Italia Schackleford era giunto dopo essere stato coinvolto nello "scandalo North Carolina" ed essere stato accusato di aver venduto alcune partite per un totale di 65.000 dollari, spiegati invece come un prestito. Nel post carriera è stato arrestato due volte, la prima per possesso di droga e di un'arma (illegale) e la seconda perché aveva tentato di vendere degli psicofarmaci (illegalmente posseduti) a un agente in borghese, collezionando così tre reati in una volta sola. Del 27 gennaio la notizia della sua morte, per un "cause da accertare" che tutti leggono come abuso di sostanze stupefacenti, ma che i tifosi sperano si tramuti in "cause naturali", a dar pace al campione che si presentò a Reggio Emilia con due scarpe da gara sinistre, mettendo a rischio le coronarie di coach Marcelletti, prima nello spogliatoio, e poi in campo, calzando invece un paio di inguardabili scarpe da tennis con le quali segnò 24 punti e tirò giù 26 rimbalzi. Lo stesso campione che al giornalista che gli chiedeva il segreto della sua capacità di usare entrambe le mani rispose: "Destro o sinistro che importa? Io sono anfibio".

UN ARTICOLO PRESO IN RETE


Un dominatore assoluto, una cosa mai vista per forza fisica - potenza ma anche elasticità - abbinata a due mani forti ma delicate. Strappava i rimbalzi ad altezze inarrivabili, intimidiva con braccia lunghe quasi animalesche. Con due spalle più grosse (e una gli dava spesso problemi) giocava dieci anni in nba dove per l'epoca non aveva un ruolo preciso. In mente una stoppata a Pittis in cui non devia il pallone ma letteralmente se lo mangia con una mano e lo porta sotto la sua ascella prima di riatterrare. Un'altra con la maglia dell'aek Atene in coppa contro Treviso (vista in tv) in cui prende il rimbalzo (o inchioda un tiro a tabellone) e nello stesso momento, prima di ricadere, apre in contropiede con un lancio baseball a tutto campo. E poi quel mezzo gancetto immarcabile, le schiacciate piovendo nel canestro da quattro metri (una cosa mai vista specie per noi abituati ad altri tipi di centri come Glouchkov, Sheffler, Ricci etc). Quella roba che fece in gara cinque e che anche oggi finirebbe negli highlight a qualunque livello quando recupera palla, fa tutto il campo in palleggio e poi da tre metri in corsa lascia partire un tiretto morbido morbido che fa solo rete. Applausi. In generale quella sensazione che finalmente non dovevamo temere i vari Binelli, Costa, Clemon Johnson, McQueen, diventati di colpo da ostacoli insuperabili che erano, dei bambini che giocavano contro un senior di stazza e tecnica superiore. Tornò a Caserta dove forse aveva trovato l'ambiente familiare che gli è sempre mancato per dargli equilibrio nella vita e giocò fino alla fine in quella stagione disgraziata pur con una spalla rotta e un coach come Zeravjca che Markoski al confronto era una persona equilibrata, raro caso di americano legato alla squadra e alla città che ne avrebbero fatto un re. Spero davvero che riposi sereno con la gratitudine che per sempre gli sarà dovuta da tutti noi
INTERVISTA A SARTI


La prematura scomparsa di Charles Shackleford, indimenticato pivot della Phonola Caserta campione d'Italia nel '91, ha gettato nello sconforto un'intera città. Tifosi, addetti ai lavori e dirigenti dell'epoca distrutti dal dolore per una morte le cui cause dovranno ancora essere accertate (Poi sono state accertate e si è trattato di cuore ingrossato). Il primo ad accorgersi delle sue qualità fu il gm Giancarlo Sarti che per sostituire Glouchkov pensò a quel lungo di 208 cm scovato nella summer league nell'estate del 1990.
"Arrivammo negli states con Franco Marcelletti - esordisce Sarti - e facevamo fatica a capire come fosse possibile che gli americani non si tenessero stretto un fenomeno del genere. Lo stesso agente era perplesso, diceva che eravamo matti a prenderlo. Lo vedevamo saltare, recuperare palloni e fare canestro, quello che ci serviva. Gli stemmo vicino moltissimo e francamente non ha mai dato problemi. Gli unici che hanno avuto problemi con lui sono stati gli avversari. La sua carriera a Caserta è stata straordinaria, ragazzo eccezionale, grande sintonia con il gruppo, con Tellis Frank, con noi dirigenti, ad avercene di ragazzi così".
Arrivò in una Phonola del dopo Oscar e sostituì sotto canestro Glouchkov. Cambiaste completamente modo di giocare, ma il primo impatto non fu semplice.
"Mi presi una bella responsabilità, è vero. Però per il nostro campionato era un lusso, nessuno aveva uno come lui e infatti lo dimostrò. Charles venne con grande entusiasmo da noi, voleva rilanciarsi e ambiva a tornare in Nba e ci riuscì. Ammetto che per i primi mesi piovevano fischi dalle tribune, c'era tanto scetticismo nonostante le vittorie. L'addio di Oscar fu molto pesante. Poi pian piano la gente si rese conto che vedere giocare quella squadra era un piacere e poi sappiamo tutti come finì".

Un solo anno e poi nuovamente in America.

"Restò poco in effetti. Lui e Frank partirono subito dopo la conquista dello scudetto. La mattina dopo la conquista del tricolore mi vollero incontrare al Palamaggiò. Avevano ricevuto offerte dalla Nba. Provai tutta la mattinata a convincerli a restare ma non ci fu nulla da fare e andarono via. E a quel punto iniziò la nostra disavventura. Arrivò Anderson ma non fu la stessa cosa. Probabilmente se fossero rimasti da noi un altro anno la Juvecaserta avrebbe avuto un destino diverso".

Riuscì a riportarlo nel '93 in bianconero, ma l'epilogo fu da dimenticare.

"Le partenze di Gentile, Esposito e Dell'Agnello avevano rotto la magia, questo è indubbio. Squadra giovane, tante scommesse e fino a quando giocò lui le cose andarono bene. In campo era un'altra storia. Quando saltava sembrava un personaggio di un fumetto. Poi si infortunò e a quel punto fu tutto più difficile per noi".

Lei più di tutti aveva un rapporto speciale con lui, quasi familiare.

"Un figlio adottivo per me, non lo nascondo. Era la scommessa da vincere e nel '90-'91 trascorrevamo molto tempo insieme e anche con Frank. Siamo rimasti in contatto e un anno fa ci sentimmo. Ha avuto qualche problemino in America ma era risolto. La notizia della sua morte mi ha lasciato senza parole. Lo scudetto del '91 arrivò anche grazie a lui e ai suoi rimbalzi. Forse mezzo scudetto è suo e quella parte ora non c'è più".

Fu un anno pieno di successi e anche tante situazioni comiche.

"C'era il clima giusto, ideale per vincere. Famoso l'episodio a Reggio Emilia delle due scarpe sinistre, ma quando si parla di Shack mi vengono in mente due flash. In una partita lui viene fuori da una lotta sotto canestro, Enzo Esposito guarda la scena, capisce che il pallone sarebbe finito nelle sue mani e scatta. Charles afferra la palla e al volo senza cadere fa un lancio stile baseball per Esposito che va a canestro e fa venire giù il Palamaggiò. E un altro quando in contropiede consegna un pallone a Frank facendolo passare dietro la schiena e applausi interminabili. Giocate stile Nba che a Caserta fino a quell'anno non si erano viste. Sono addolorato, triste e le parole non possono spiegare il mio stato d'animo. Ciao Shack non ti dimenticheremo"

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