Chi arriva a Maddaloni resta senz'altro incuriosito dalla torre che si trova sulla collina del Tifata ed è poi attratto dal castello d'origine romana immerso nel verde. Si sa che Maddaloni ha una storia molto antica legata al castello. Giacinto De Sivo recuperò una prova dell'esistenza del castello già fortificato all'epoca delle guerre puniche. In un suo libro cita, infatti, un passo delle " Historiae " di Tito Livio (Lib. XXV) in cui è scritto: " In valle oculta, post Tifatam, montem imminenten Capuae, consedit. Adveniens quem Castellum Galatiam praesidio vi pulso coepisset…".
Oggi è impossibile verificare simile affermazione, ma si può considerare che la storia di Maddaloni è legata a quella di Roma per i numerosi reperti ritrovati (crete, bronzi, statue togate, ecc.)
Ma il primo documento in cui si cita esplicitamente Mataluni provvista di un castello è datato 1099(Castrum Kalato Maddala).L'insediamento fortificato, che sorge in una posizione strategica, è costituito da tre nuclei: il castello fu costruito in posizione centrale, la torre di Artus alta 33 metri fu innalzata vicino al castello, mentre la torre superiore piccola, detta Castelluccio, alta 20 metri è posta su una collina più alta ed isolata. Tali costruzioni furono edificate cosi' in epoca longobarda per la protezione dei nuclei abitati. In epoca normanna, con l'unificazione di tutte le Regioni Meridionali, Mataluni ebbe il Regio presidio e venne fortificata. Con Ruggiero II il Normanno che nel 1134 fortifico' il Castello, divenne luogo di incontri e di soggiorno di importanti personaggi della monarchia. Il Castello di Mataluni, fu riparato in epoca sveva, durante il regno di Federico II e si arricchì in epoca angioina della torre cilindrica in tufo con base poligonale. Questa torre eretta fra il 1390 ed il 1402 da Carlo Artus d'Angiò, che in tale epoca tenne il feudo, rappresentava un rafforzamento del sistema difensivo. Acquistando il feudo, Carlo Artus, lo conservò con la forza dalle armi e ne accrebbe e migliorò le difese facendo edificare la torre cilindrica che ancora oggi ammiriamo e che è il simbolo di Maddaloni. Nell'autunno del 1460, il castello fu assalito, conquistato e dato al fuoco da Ferrante d'Aragona in guerra contro Giovanni d'Angiò ed i baroni ribelli.
Dopo l'incendio i nuclei abitati furono spostati e ricostruiti in pianura e tutta la zona pianeggiante sottostante il castello fu sistemata dai Carafa, quando, creata la contea da Ferrante d'Aragona, fu investito del feudo il capitano Diomede Carafa, la cui famiglia reggerà le sorti di Maddaloni per 350 anni. Nel 1799 con l'abolizione del feudo e le stranezze dell'ultimo duca Marzio DomenicoV, finì la dinastia dei Carafa. Il castello abbandonato e diroccato, con le colline sottostanti furono ereditati dal Principe di Colobrano che nel 1821, li vendette ad Agnello De Sivo, figlio di Giacinto, che trasformò il castello e le torri in una splendida dimora che fu sede nell'età borbonica di splendide feste e battute di caccia. Il 14 settembre 1860 Maddaloni fu occupata dai garibaldini. Con Garibaldi a Maddaloni finì l'epoca borbonica e il Reame durato 730 anni e cominciò un periodo di degrado. Al tempo della II guerra mondiale il castello fu definitivamente abbandonato e lasciato al saccheggio delle truppe alleate.
L'entrata del castello è posta a nord-est attraverso una torretta quadrata. L'edificio è a pianta irregolare ed ha subito nei secoli molte modifiche. All'interno vi sono collocate su due o tre piani molti locali abitativi e nel sotterraneo, usato come deposito, vi erano locali per cisterne e cunicoli adatti alla fuga in caso di pericolo. Sul lato opposto, c'è un grande locale collocato vicino all'ingresso corrispondente al Mastio.
Da un ingresso laterale si accede in una sala molto grande, di trattenimento, da pranzo, coperta da una volta a padiglione; questa, rispetto ad altre sale, si presenta più elevata di circa 60 cm, ha le pareti affrescate con motivi geometrici ed un camino laterale. Accanto vi sono altri ambienti anch'essi affrescati, forse adibiti a camere da letto. All'esterno vi è una cinta muraria che aveva il compito di difendere il castello. La cinta circondava anche un giardino ricco di piante esotiche.
La torre cilindrica grande è posta a sud del castello. Essa si presenta con un fossato circostante, in parte colmato da una muraglia con lunette di guardia e da una torretta quadrata che copre la porta d'ingresso. Alla torretta è addossata, all'interno del fossato, una scala in muratura che conduce al terrazzo da dove, attraverso un ponte levatoio, si raggiungeva l'apertura d'accesso al primo livello della torre. Essa è alta circa 33 m e la sua base ha la forma di un poligono regolare. Nel lato sud della torre era conservato fin dal 1975 lo stemma degli Artus. La torre superiore piccola, detta "Castelluccio", nell'antichità aveva una forte funzionalità difensiva. Essa era circondata da una doppia cinta muraria e aveva un'ampia veduta da tutti i lati. La costruzione consiste in una torre cilindrica, alta circa 20 m, sviluppata in due piani. Il terrazzo di circa 4 mq non doveva consentire le manovre a più di due difensori e quindi la torre era adatta più ad una difesa passiva o ad un posto di vedetta che ad una difesa piombante. Attualmente la parte superiore della torre non è integra e numerosi crolli avvenuti nel corso degli anni ne rendono impossibile la visita.